REUTERS DIGITAL NEWS REPORT 2021

Il funnel dell’informazione fra interesse, fiducia e social network

Compie 10 anni il Reuters Digital News Report con l’edizione 2021, fra i più autorevoli fari su modalità e trend di fruizione dell’informazione.

46 i mercati analizzati con una survey svolta fra fine gennaio e inizio febbraio 2021. “I risultati mostrano come la pandemia abbia esacerbato molte delle tendenze a lungo termine che abbiamo documentato negli ultimi dieci anni, in particolare il passaggio a un ambiente mediatico più digitale, mobile e dominato dalle piattaforme. Gli sviluppi di quest’anno hanno messo ulteriormente sotto pressione i modelli di business di molti media tradizionali, ma hanno anche ricordato ad almeno una parte del pubblico l’importanza e il valore delle notizie affidabili provenienti da organizzazioni di notizie indipendenti” ha evidenziato il Prof. Rasmus Nielsen, Direttore del Reuters Institute for the Study of Journalism, nella prefazione.

Complessivamente, il report registra un aumento della fiducia (ma cos’è davvero la fiducia? Qui un piccolo insight) nelle notizie da parte dei lettori che è cresciuta in media del 6% ed è arrivata al 44%, invertendo il trend che la vedeva in calo nel 2018. Un effetto della corsa all’informazione avvenuta durante il periodo pandemico e che ha senza dubbio costituito un trampolino di lancio per tutti i prodotti editoriali informativi. Ma all’aumento della fiducia corrisponde un ampliamento della forbice fra “the best and the rest” e cresce anche il divario di fiducia tra i mezzi di informazione e i social media.

In particolare, tre aspetti affrontati dalla ricerca risultano utili per meglio comprendere l’evoluzione e il futuro dell’informazione e dunque quali strategie adottare in termini di comunicazione istituzionale, PR e Digital PR e soprattutto comunicazione digitale:

 

 

 

Più fiducia ma meno interesse alle news

 

Il consumo e l’interesse per le notizie è aumentato in alcuni paesi che sono stati duramente

colpiti dalla crisi. Precisa il report che i gradi più alti si registrano nelle persone le cui vite sono state direttamente colpite, dalla pandemia e dai suoi effetti. Però, in media in tutti i paesi si rileva che i livelli di interesse non sono aumentati nell’ultimo anno, attestandosi in media al 59%, con giovani e soggetti a basso livello di istruzione che prestano ancora meno attenzione (ma l’attenzione dipende anche dalla mole di informazioni da cui siamo bombardati, come orientarsi? Ne avevamo parlato qui, a partire dalla matrice di H.A. Simon).

 

Reuters 2021 proportion people intrested in news by covid impact

Come ben emerge dal sottostante grafico, negli ultimi 5 anni, l’interesse per le news è in netto calo di almeno 10 punti percentuali. In Italia si attesta al -12%.

 

Reuters proportion people interested in news

 

Rispetto al covid, dopo più di un anno di informazione nel complesso monotematica, l’intenso interesse per l’argomento registrato in fase iniziale cala: i partecipanti dicono di trovare spesso le notizie ripetitive, confuse e persino deprimenti.

Emblematico il caso americano quanto a perdita di interesse nelle news, in questo caso dettato dal periodo elettorale che ha visto un focus prolungato sul filone Trump vs. Biden che ha portato in un solo anno ad un calo dell’11%.

Possiamo dunque supporre che la perdita di interesse è connessa in qualche modo alla sovraesposizione mediatica di un tema: quando il sistema informativo diviene troppo a lungo monopolio di un unico argomento, il pubblico tende a prenderne le distanze con il risultato che sempre più persone “si stanno allontanando dai media e dall’informazione, in alcuni casi definitivamente”, come sottolinea il Report.

 

 

“Trust” e “Fairness”: una proporzionalità diretta

 

Prima si parlava di sovraesposizione mediatica di un tema. Qui invece si tratta di come i media affrontano il tema, un aspetto direttamente proporzionale alla fiducia che sono in grado di guadagnare agli occhi del pubblico.

Sono i media imparziali quelli maggiormente degni di fiducia, perché in un’epoca di grandi polarizzazioni, il pubblico chiede un giornalismo obiettivo. Infatti, la crescita dei media online e social ha incoraggiato organizzazioni e individui a prendere posizioni più apertamente di parte rispetto al rispetto al passato e la distribuzione online ha permesso un’esplosione esplosione di opinioni non regolamentate in forma di video, audio e testo.

Fairness, cioè imparzialità, sotto due aspetti:

 

1- Molteplicità di punti di vista

 

Il 74% ritiene che i media dovrebbero dare voce ad una molteplicità di punti di vista piuttosto che piuttosto che prendere una posizione su una notizia. La maggior parte pensa anche che che i mezzi d’informazione dovrebbero cercare di essere neutrali su ogni questione (66%), ma una minoranza sostanziale (24%) ritiene che ci siano alcune questioni in cui non ha senso cercare di essere neutrali. I giovani però vanno in controtendenza: sono leggermente meno attaccati a notizie imparziali o neutrali, specialmente nel caso di alcune questioni scottanti di giustizia sociale o sostenibilità ambientale.

reuters public attitude to news impartiality

 

2 – Tempo dedicato alle argomentazioni delle parti

 

Altro aspetto chiave del dibattito: in che misura l’imparzialità significa bilanciare i diversi punti di vista su questioni sociali e politiche assegnando una quantità simile di tempo a ciascuna parte? I critici sostengono che questo approccio, se applicato ad una questione come il cambiamento climatico, può portare ad una “falsa equivalenza” poiché una parte sostenuta da forti prove scientifiche è “bilanciata” da opinioni che mancano di supporto significativo – e quindi creano una falsa impressione nella mente del pubblico.

Ciononostante, il 72% del campione ha ritenuto che fosse meglio dare la stessa quantità di tempo ai diversi punti di vista e solo il 17% ha ritenuto di dare meno tempo alle argomentazioni più deboli.

 

reuters public attitude to giving equal times to all sides

 

Interessante però che le persone nei focus group, quando sollecitate su esempi specifici (ad es. se i novax, i razzisti o i negazionisti del cambiamento climatico dovessero beneficiare dello stesso tempo), sfumino la propria posizione. E ancora una volta, i gruppi più giovani erano più propensi a vedere i pericoli nel dare lo stesso tempo agli argomenti più deboli.

La minore predisposizione dei più giovani a prendere in considerazione la molteplicità dei punti di vista è un trend riscontrabile in altri aspetti della vita sociale giovanile, basti pensare a quando nel 2014 fu ritirato l’invito a Christine Lagarde alla University of California a seguito di una protesta studentesca.

 

 

Il consumo di notizie su web e social: il funnel passa dalla porta sul retro

 

Il report, negli ultimi sette anni, ha monitorato il cambiamento nell’utilizzo dei social network sia per qualsiasi scopo che specificatamente per la fruizione delle notizie.

Nei 12 paesi analizzati fra cui l’Italia, quanto alla fruizione di notizie, circa due terzi (66%) usano ora uno o più social network o app di messaggistica per leggere, condividere o discutere di notizie. Ma il mix di reti è cambiato significativamente nel tempo. Facebook è diventato molto meno rilevante nell’ultimo anno, mentre WhatsApp, Instagram, TikTok si attesta come il social del momento (e presenta grandi opportunità per i brand, ne abbiamo parlato in questa puntata di #Datasoup).

 

reuters proportion that used twitter facebook instragram tiktik for news consumption

 

Ma l’aspetto forse più interessante affrontato dal report è in che modo il pubblico di rapporta ai social rispetto alla news consumption perchè questo determina il “funnel” della notizia. Per brand e aziende avere presente l’iter di fruizione delle notizie significa poter progettare strategie di comunicazione più in linea con i comportamenti degli utenti sul web. L’81% degli under 35 e il 73% del totale arrivano alla notizia da accessi secondari.

 

 

Twitter risulta il posto adatto per ottenere e discutere le ultime notizie, mentre la news consumption su facebook è incidentale: le persone dichiarano di essere sulla piattaforma “principalmente per altre ragioni”. Instagram, Snapchat e TikTok sono chiaramente visti come un modo divertente per passare il tempo, in linea con la natura natura più giovane e giocosa di queste reti in generale. Mentre i fruitori delle notizie di YouTube hanno una serie di motivazioni, tra cui un forte attenzione alla ricerca di prospettive alternative sulle notizie.

Inoltre, se osserviamo chi sono i soggetti ai quali gli utenti prestano maggiore attenzione, troviamo principalmente personalità: influencers, celebrità sono quelle rilevate dal report. Ma attenzione: personalità oggi sono anche i CEO delle aziende. Già l’Edelman Trust Barometer aveva rilevato come la voce dei CEO sia particolarmente efficace nella costruzione del rapporto di fiducia fra brand, aziende e stakeholders: il ruolo del CEO sta cambiando anche e soprattutto alla luce delle nuove aspettative che le persone stanno maturando nei confronti delle aziende, come avevamo osservato a valle della pubblicazione dell’Edelman Trust Report. In questo senso, la prospettiva di ibridazione fra digital PR e tecniche di influencer marketing può risultare efficace. Da tenere presente anche che i giornalisti su Youtube trovano buona eco, coerentemente al fatto che la piattaforma di configura come canale di approfondimento e punti di vista alternativi, ma non altrettanta ne trovano su Instagram o TikTok.

 

Reuters - motivation to using social network and who people pay most attention to

 

 

categorie: opinioni e attualità