Finanza e diritto...a parole

RISPARMIO, il denaro non è immobile

Il denaro e l’uomo, una relazione millenaria e tormentata. Motore di matrimoni e funerali, non solo fra uomini e donne ma fra imprese e nazioni, c’è chi ne ha troppo, dicono, e chi mai abbastanza. Resta il fatto che, se volere è potere, per poter fare delle monete sonanti in tasca c’è bisogno, o delle carte di credito nel Wallet.

In tutte le storie il denaro gioca un ruolo fondamentale, anche se non sempre gioca a carte scoperte. Fra tante, quella che mi sembra qui opportuno ricordare è quella di Robin Hood, nella versione di Walt Disney. Precisamente, la scena in cui lo sceriffo di Nottingham si reca tronfio e baldanzoso in chiesa ad appropriarsi delle offerte per i poveri, da versare nelle avide casse del principe Giovanni. Poco prima che arrivasse, il buon Fra’ Tuck constatava desolato il vuoto nella cassetta delle offerte. Allora il sagrestano e la figliola, due topolini di campagna, si scambiavano uno sguardo d’intesa e la topolina sgambettava svelta nella tana, sollevava il materasso accomodato in una vecchia scarpa sgangherata, e ne tirava fuori una luccicante moneta d’oro che tendeva a Fra’ Tuck, per poveri.

Eccolo: il risparmio. Nella più classica delle immagini: i soldi nascosti sotto il materasso.

Denaro e risparmio da sempre vanno a braccetto, specie in Italia, specie in questo periodo storico in cui le fluttuazioni del mercato rendono difficile pianificare con serenità. Se è vero che l’abitudine di nascondere i risparmi nel materasso (o in altri insospettabili angoli della casa) ha contraddistinto una generazione, il rischio di vederli svanire, trafugati insieme all’argenteria e ai gioielli ha senz’altro contribuito a fare in modo che i risparmi venissero depositati, non più forzatamente nelle casse del principe Giovanni, ma volontariamente nelle casse di istituti di credito. C’erano addirittura degli istituti appositi, le Casse di Risparmio, che nascevano senza fini di lucro al solo scopo di raccogliere e remunerare il piccolo risparmio. Bierce, giornalista americano, definiva la ricchezza così: “i risparmi di molti nelle mani di uno solo”. Una tentazione, insomma, e le Casse di Risparmio diventarono, passo dopo passo, banche a tutti gli effetti.

La realtà è che al denaro l’immobilismo piace poco. Potremmo dire che è naturalmente pensato per fare, il denaro. Quando non fa, soffre, si annichilisce, in un certo senso. Questa naturale attitudine del denaro, come si concilia con quella altrettanto naturale del risparmio che, come ci dice il Vocabolario Treccani, è l’atto di astenersi dallo spendere denaro? Specie nelle aspettative del privato, piccolo risparmiatore, che, come i topolini di Robin Hood, ha tanto faticato per mettere da parte il proprio denaro. Quale tremendo scherzo del destino accorgersi che i 10 mila euro intoccati sul proprio conto in banca, dopo 5 anni potrebbero ridursi fino a circa 8 mila?

Immobilizzare il denaro, costa. Ci sono da considerare le spese sostenute per il conto, l’imposta di bollo, e anche la fluttuazione del potere d’acquisto della somma immobilizzata. La conciliazione è di volta in volta stata trovata in formule di investimento a rischio basso, che assicurano contro la diminuzione dell’ammontare e anzi ne garantiscono un incremento, seppur non molto elevato.

Oggi però, con i BOT annuali a zero, i tassi d’interesse dei Btp decennali sotto l’1%, la politica espansiva delle banche centrali nonché il delicato suggerimento di Mustier, neo presidente dell’EBF di scaricare i tassi negativi dei depositi sui correntisti con più di 100 mila euro in attivo, torna alla ribalta un altro strumento: il conto deposito.

Un conto in cui l’immobilizzazione del denaro per un dato periodo di tempo è appunto la caratteristica distintiva. L’immobilizzazione può essere vincolata o non vincolata, a seconda che il cliente si impegni a mantenere l’investimento per il periodo stabilito oppure che possa recuperare l’importo versato anche prima della scadenza. Inoltre, gli investimenti entro i 100 mila euro sono garantiti dal Fondo Interbancario. Ad allettare, nei conti deposito, sono i tassi di interesse. Variano da operatore ad operatore, ma sono tendenzialmente più elevati per i conti deposito online. Quelli sui depositi vincolati, ad esempio, sono competitivi su tutti i prodotti. Considerando un conto deposito vincolato della durata di un anno, si può arrivare ad un guadagno netto fra lo 0,7% e l’1%, maggiore sia del rendimento del Bot annuale che del Btp decennale.

In questo modo, il risparmio come immobilismo, altrimenti fonte di spesa, si trasforma in un’opportunità di guadagno per il risparmiatore. Variabile, certo, ma, con i tempi che corrono, sempre meglio di niente.


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categorie: opinioni e attualità