Viviamo in una “Brand Era”, ma molto spesso non ci rendiamo conto di cosa significhi realmente e dell’influenza che ha su di noi.
Il termine Brand deriva dalla parola norrena Brandr (bruciare) e si riferisce alla pratica di marchio del bestiame che risale a più di 4.000 anni fa nella Valle dell’Indo.
Naturalmente il concetto si è evoluto nel corso dei secoli, dagli agricoltori che reclamavano la loro proprietà, agli artigiani che chiedevano credito per il loro lavoro, a fabbriche e aziende che rivendicavano i loro prodotti sostenendo che fossero meglio di altri.
Nel linguaggio comune i concetti di marca e marchio si sovrappongono ma, mentre il marchio può essere considerato come un contenitore statico protetto legalmente, la marca o brand è il contenuto dinamico in continua evoluzione.
Quindi, il brand con il suo valore aggiunto e il marchio che li contiene non solo plasmano l’immagine e l’identità aziendale alla base delle percezioni dei consumatori, ma contribuiscono a generare qualcosa di più della loro semplice somma: un brand che non è solo un logo o un prodotto, ma un brand che si concretizza in una serie di mondi possibili in continua evoluzione.
Durante la fine degli anni ’50 e primi anni ’60 si è sviluppato il concetto di Corporate Identity, ovvero l’insieme di elementi, tangibili e intangibili, che caratterizzano l’azienda e portano alla sua riconoscibilità sul mercato, definendone il ruolo in relazione ai bisogni che vuole soddisfare e ai valori che intende promuovere.
“Good Design is Good Business”
Thomas Watson, IBM, 1950 ca.
In quel periodo negli Stati Uniti nasce la figura dell’Art Director, sotto la cui guida i grafici erano impegnati a disegnare loghi e a scrivere e produrre manuali che insegnassero la corretta applicazione di Logo, Tipografia e Colore.
Il design del logo è solo un aspetto della potente forza che oggi chiamiamo “brand identity” di cui il potere dei simboli rimane l’elemento più importante. Un logo ha un significato perché attinge a secoli di segni e simboli (compreso l’alfabeto) del linguaggio letterario e visivo umano. Disegnare un logo con una risonanza simbolica significa partecipare alla definizione del dialogo sociale.
Da giovane Canterano all’interno dell’area Design di Barabino & Partners, la divisione di Barabino & Partners specializzata in Corporate Identity e comunicazione visiva, ho avuto l’opportunità di toccare con mano che cosa significhi progettare soluzioni e strategie efficaci volte a costruire progetti di Branding.
Recentemente ho avuto modo di far parte del team che ha seguito un progetto che ha portato alla creazione della Corporate Identity di un nuovo studio legale: Leexè.
Il progetto è partito con la ricerca e lo sviluppo del naming, successivamente si è passati all’elaborazione del marchio, dopodiché alla ricerca di un mood visivo, cioè l’insieme di immagini, colori e tipografia, racchiuso in quella che è la “bibbia” della Visual Identity, il Brand Manual. Infine, il tutto è diventato concreto: l’identità creata è stata applicata allo stationary system (materiali di cancelleria da ufficio), dando così vita al nuovo mondo del brand Leexè.
Grazie a questo progetto in particolare ho avuto la possibilità di confrontarmi con una realtà lavorativa a tutti gli effetti. Dall’incontro con il cliente alla concreta realizzazione dei file esecutivi per la stampa. Un processo creativo a 360°, sotto la guida di professionisti che da molti anni operano nel settore del Design dai quali ho potuto imparare molto, sia dal punto di vista lavorativo sia umano.
Stefano Poggi
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La rubrica “Parola ai Giovani” è uno spazio dedicato ai comunicatori che in Barabino & Partners muovono i primi passi, grazie al progetto di tirocinio curriculare ed extracurriculare La Cantera. La penna (o meglio, la tastiera) va dunque all’entusiasmo, alla curiosità, alla meraviglia degli occhi di chi si affaccia ad un mestiere delicato e di grande rilievo per la costruzione dell’opinione pubblica. Con l’augurio che qui possano essere raccolti i ricordi dell’inizio di una carriera ricca di soddisfazioni.
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