La smaterializzazione dell’informazione e della comunicazione ha senz’altro avuto, come effetto rispettoso del pianeta, un minore utilizzo della carta. Dai post-it sostituiti alle note sullo smartphone, alle mail che prendono il posto di lettere e fax, ad un primo sguardo sembrerebbe che internet sia una via che agevoli la sostenibilità ambientale.
Ma è davvero così? Greenpeace ha rilevato che, a livello globale, il settore dell’informazione e della tecnologia ad essa collegata consuma il 7% dell’energia elettrica mondiale. Infatti, centri di elaborazione dati, cavi sotterranei, ripetitori di segnale, sono strumenti fisici che vengono alimentati principalmente tramite combustibili fossili. Inoltre, c’è da considerare l’impatto della produzione di devices (smartphone, PC, tablet etc.) che ci consentono l’accesso al web, nonché il loro smaltimento.
L’IMPATTO AMBIENTALE DELLA COMUNICAZIONE DIGITALE
Eppure, l’impatto ambientale delle infrastrutture e degli strumenti che rendono possibile la comunicazione digitale, è immaginabile in quanto ha una componente fisica. Sfugge invece alla percezione l’impatto che la nostra attività online ha in termini di sostenibilità. In effetti, ogni clic contribuisce all’inquinamento ambientale, nonostante possa sembrarci un’azione innocua. Gli archivi su cloud, i siti web, la massa infinita di contenuti sui social network, tutti i contenuti virtuali hanno un impatto ambientale che può passare, purtroppo, inosservato agli occhi degli utenti.
Nel 2014, uno studio dell’Università di Dalian ha rilevato che un solo data center di medie dimensioni, con migliaia di server, richiede l’equivalente dell’energia necessaria per migliaia di famiglie ogni anno. Noi non ci facciamo caso, ma un cloud dev’essere sempre accessibile e al massimo delle sue prestazioni anche quando, come spesso accade, l’utilizzo è al minimo delle sue capacità. I consumi si impennano nelle fasi di stress del sistema. Nel 2008, durante la crisi finanziaria, l’energia assorbita dal cloud aumentò del 40%. Un aumento probabilmente superiore è ipotizzabile per questi mesi di social distancing e smart working, basti pensare che Microsoft teams ha registrato un Aumento del 775% del numero di chiamate e meeting solo durante il mese di marzo.
QUALI ACCORGIMENTI È POSSIBILE ADOTTARE PER UNA COMUNICAZIONE DIGITALE SOSTENIBILE?
Come comunicatori digitali, abbiamo il potere, attraverso semplici comportamenti di contribuire a ridurre l’impatto ambientale del digitale. Se è vero che “less is more”, nella creazione di contenuti possiamo optare per “materie prime” di qualità, evitando contenuti “doppioni” (per esempio post ripetitivi sui social network) e ricordando sempre che è la qualità che conta: non serve esagerare solo perché lo spazio virtuale ci sembra infinito. Inoltre, abituiamoci al “riciclo digitale”: utilizziamo quanto esiste già online, sia che sia stato creato da noi o da altri in modo di risparmiare tempo ed energie.
A livello di strumenti, è possibile lavorare all’ottimizzazione dell’inquinamento prodotto dai propri siti web. Esistono infatti tool in grado di misurare l’impatto ambientale dei siti, rilevando quanta CO2 producono. La consapevolezza del proprio starting point è infatti fondamentale per poter pianificare poi azioni volte a diminuire l’impatto ambientale dei propri canali di comunicazione digitale, per esempio l’ottimizzazione di peso e velocità di caricamento delle pagine web. Il sito della nostra agenzia di comunicazione, ad esempio, emette il 56% di CO2 in meno rispetto alla media, producendo annualmente 84 Kg di CO2, secondo il tool di misurazione di emissioni di CO2 elaborato da AvantGrade, gratuito e accessibile.
Sostenibilità e comunicazione digitale sono molto più connesse di quanto potrebbe sembrare. Impegnarsi nell’attuazione di strategie sostenibili in questo campo è fondamentale, ricordiamoci che ogni brand, azienda e utente può e deve fare la propria parte.
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