Finanza e diritto...a parole

Intervista al Professor K

In attesa del mio ospite, rimescolo quel che resta del cappuccino ormai freddo. Cappuccino home made, naturalmente, e l’ospite l’aspetto per una conversazione virtuale. Eccolo! Ma il video fa i capricci. “Mi perdoni signorina, le spiace se facciamo solo audio? Purtroppo, la mia connessione non è stabile”. “Si figuri! Nessun problema” e sullo schermo compare lo statico mezzobusto del professore, con i suoi baffi bianchi.

D: “Allora professore, tutti sono concordi nel dire che questa emergenza comporterà grandi cambiamenti sul fronte economico e politico, che nulla sarà più come prima”.

R: “In molti lo dicono, sì, e parrebbe una convinzione che attraversa ogni ambito. Per parte mia, posso affermare che l’orientamento del mio pensiero è cambiato, ma, per la maggior parte, io attribuisco il cambiamento nel mio modo di vedere al fatto che le mie speranze, i miei timori e le mie preoccupazioni, come quelle di molti altri, o dei più forse, di questa generazione in tutto il mondo, sono diverse da quelle che erano in passato”.

D: “Ci spieghi meglio, professore”

R: “Ma certo. Il capitalismo decadente, internazionale ma individualistico nelle cui mani ci siamo trovati dopo la guerra, non è un successo. Non è intelligente, non è bello, non è giusto non è virtuoso – e non mantiene quel che ha promesso. In breve, non ci piace e stiamo anzi cominciando a disprezzarlo. Ma quando ci domandiamo che cosa dobbiamo mettere al suo posto, siamo estremamente perplessi”.

D: “In sostanza, professore, lei ci dice che dovremmo cogliere l’occasione per sperimentare una via nuova? In questo caso, bisognerebbe farlo in fretta, qui ogni giorno la situazione sembra precipitare sempre di più”.

R: “Io dico, signorina, che qui non si tratta di strappare le radici, ma di abituare lentamente la pianta a crescere in un’altra direzione. E, mi permetta, proprio la fretta rappresenta un grave pericolo. Vale la pena citare l’aforisma di Paul Valery: i conflitti politici deformano e distruggono nelle persone il senso della distinzione tra cose importanti e cose urgenti. La trasformazione economica di una società è una faccenda da compiersi lentamente. È infatti nella natura dei processi economici di essere radicati nel tempo. Una transizione rapida implicherebbe una così grande e mera distruzione di ricchezza che il nuovo stato di cose sarebbe, subito, molto peggiore del vecchio e il grande esperimento ne resterebbe screditato”.

D: “Ma se lei dovesse darci un principio, una linea guida, quale sarebbe?”

R: Mia cara, la verità è che noi non desideriamo essere in balia di forze mondiali che producano, o cerchino di produrre, un qualche equilibrio uniforme in armonia con principi ideali. Quindi, se trovare una via da seguire è importante, lo è altrettanto sapere quali vie non percorrere. Da questo punto di vista, è vitale ribaltare l’incubo del contabile che sembra pervadere gli animi di chi ci guida. Un incubo persistente nei secoli. Invece di usare le loro moltiplicate riserve materiali e tecniche per costruire la citta delle meraviglie, gli uomini dell’ottocento costruirono dei sobborghi di catapecchie; ed erano d’opinione che fosse giusto e opportuno costruire catapecchie perché le catapecchie, alla prova dell’iniziativa privata, “rendevano” mentre la città delle meraviglie, pensavano, sarebbe stata una folle stravaganza che, per esprimerci nell’idioma imbecille della moda finanziaria, avrebbe “ipotecato il futuro”. Le menti di questa generazione sono così offuscate da calcoli sofisticati, che esse diffidano di conclusioni che dovrebbero essere ovvie, e questo ancora per la cieca fiducia che hanno in un sistema di contabilità finanziaria che mette in dubbio se un’operazione finanziaria del genere “renderebbe”.

D: “Ma, professore, penso possiamo essere concordi nell’affermare che questa emergenza ha reso più urgenti e attuali le questioni relative alla sostenibilità, cui, azzarderei, il suo discorso fa riferimento. Vuol forse dirci che è effettivamente questa la via da percorrere, allora?”.

R: “Sostenibilità è una parola che non mi è familiare, mia cara. Ma posso di certo dirti che noi distruggiamo le bellezze della campagna perché gli splendori della natura, accessibili a tutti, non hanno valore economico; siamo capaci di chiudere la porta in faccia al sole e alle stelle perché non pagano dividendo. Oggi, noi soffriamo di una delusione, non perché siamo più poveri di quello che eravamo, ma perché ci pare che altri valori siano stati sacrificati e perché ci sembra che siano stati sacrificati senza necessità”.

D: “Mi pare che concordiamo sulla sostenibilità. In questo percorso, ci sono degli ostacoli che la preoccupano in particolare?”

R: “Della fretta ho già detto. Ti dirò del rischio peggiore: l’intolleranza e il soffocamento della critica. Ordinariamente, le nuove correnti sono giunte al potere attraverso una fase di violenza o quasi-violenza. Esse non hanno convinto gli oppositori, li hanno domati. Il metodo moderno è quello di fare affidamento sulla propaganda e controllare gli organi d’opinione pubblica; si crede che sia cosa molto furba e molto utile fossilizzare il pensiero. Eppure, i nuovi sistemi economici verso i quali noi stiamo procedendo sono, nella loro natura essenziale, esperimenti. Ora, in questo processo, una critica audace, libera e spietata è condizione indispensabile per il successo ultimo. Ci occorre la collaborazione di tutte le intelligenze della nostra epoca. Una società sperimentale deve assolutamente essere molto più efficiente di una costruita da tempo, se vuole sopravvivere senza pericoli. Tutto il suo margine economico le sarà necessario per i propri fini, né essa può permettersi di regalare niente alla stupidità o alla follia dottrinaria”.

 

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Per il consueto appuntamento con la rubrica “Finanza e Diritto a Parole” su MAG di Legalcommunity, il nostro illustre intervistato altri non è che John Maynard Keynes. Le parti di testo in corsivo sono tratte da “Autarchia economica” del 1933. Sì, è morto. Ma d’altra parte, avevo o no specificato che si trattava di una conversazione virtuale?

categorie: opinioni e attualità