L’innovazione digitale e i suoi effetti nel mondo giuridico aprono scenari nuovi, ricchi di incognite e complessità. È in atto un cambiamento delle regole del gioco e Wired Legal, evento organizzato il 29 ottobre da Wired con la collaborazione di Barabino & Partners, è stato un’occasione di dialogo sugli impatti dell’intelligenza artificiale, della blockchain, sulla professione legale ma anche sul diritto.
Per il mondo del business e dunque per gli avvocati d’affari, “è il dato il combustibile che fa andare avanti l’economia”, sottolinea l’avvocato Lorenzo De Martinis Managing Partner dello studio legale Baker McKenzie. Non solo economico, aggiunge Giuseppe Busia, Segretario Generale del Garante per la Protezione dei Dati Personali, rappresentano anche il “politico e strategico”. Per questo la disciplina del GDPR è stato un traguardo normativo fondamentale, preso a modello addirittura dagli Stati Uniti d’America che potrebbe abbandonare la prospettiva adottata finora di difesa del consumatore in favore di una legge federale per la protezione dei dati.
Dati che confluiscono poi in sistemi di AI o blockchain, sistemi di gestione ed elaborazione che stanno modificando l’approccio all’innovazione. L’approccio tradizionale, ovvero quello di sviluppare internamente innovazione attraverso la creazione di piattaforme proprietarie, non è più premiante. “L’innovazione non si fa da soli e non si impone agli altri”, rileva l’avvocato Tommaso Faelli, partner di BonelliErede e Team Leader del Team Innovazione e Trasformazione digitale. Oggi si impone un modello collaborativo fra stakeholder, che elimina le barriere all’ingresso coinvolgendo tutti gli interlocutori necessari: è il tempo della open innovation. Questo approccio collaborativo, inevitabilmente, si scontra con le categorie fisse del diritto del lavoro. “È in corso una trasformazione che vede la fine delle gerarchie in favore della cooperazione, del lavoro sinergico”, afferma l’avvocato Vittorio Provera di Trifirò & Partners, il che ha spinto i legali a studiare soluzioni che possano inquadrare queste nuove forme di lavoro. Quando dipendenti di aziende diverse sono chiamati a lavorare ad un unico progetto, “la soluzione del contratto di rete elimina molti rischi”, afferma l’avvocato Vittorio Pomarici partner di BonelliErede specializzato in diritto del lavoro.
Ma blockchain e AI pongono un interrogativo di fondo: è possibile integrare il diritto nelle macchine? In effetti, se sistemi di intelligenza artificiale o DLT possono agire senza l’intermediazione umana, si impone una riflessione sulle modalità di integrazione di regole nei loro comportamenti. Se, come sottolinea il professor Amedeo Santosuosso, presidente del Centro di Ricerca Interdipartimentale European Centre for Law, Science and New Technologies dell’Università di Pavia, la vera domanda è come il diritto delle macchine influenza il resto del diritto, è pur vero che un diritto delle macchine nel senso di diritto connaturato alle stesse, potrebbe essere una naturale conseguenza della loro implementazione. Un diritto che la ricercatrice Primavera De Filippi, membro dell’EU Blockchain Observatory, chiama Lex Cryptographia: norme date attraverso smart contracts autoesecutivi e organizzazioni autonome e decentralizzate.
Un rapporto, quello fra diritto e tecnologia, destinato ad evolversi ancora. Come nascono nuove tecnologie, così sono nati nuovi istituti, nuovi concetti giuridici. Perché, come ha affermato Richard Susskind, presidente della Society for Computers and Law, durante il suo appassionante intervento, “the best way to predict future is to inventi it”.
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