Reuters Institute Digital News Report 2020

Media consumption ed effetto Covid: ci saranno inversioni di tendenza?

Ieri è stato pubblicato il Digital News Report 2020, report annuale realizzato dal Reuters Institute in collaborazione con l’Università di Oxford. Un documento di grande rilevanza per il settore, che di anno in anno mappa le dinamiche di media consumption nel mondo delineando status quo e trend del futuro del mercato dell’informazione e della sua fruizione.

 

L’edizione di quest’anno rappresenta un unicum. Infatti, alla consueta raccolta dati, effettuata fra gennaio e febbraio 2020, cioè prima dello scoppio mediatico della crisi del coronavirus, è stata affiancata una seconda fase di indagine effettuata nel mese di aprile in UK, Usa, Germania, Spagna, Argentina e Corea del Sud per meglio comprendere l’impatto della “notizia coronavirus” sulle dinamiche di media consumption.

 

Una questione di autorevolezza: il Coronavirus riporta in scena il valore delle fonti d’informazione tradizionale

 

Negli ultimi nove anni, le evidenze emerse dai Digital News reports hanno mostrato che le online news hanno superato l’informazione televisiva, affermandosi come fonte di notizie più utilizzata nella maggior parte dei paesi coinvolti nei sondaggi. Di contro, la fruizione delle notizie tramite giornali (print) ha continuato a diminuire, mentre i social media si sono stabilizzati dopo un forte aumento.

La crisi del coronavirus ha significativamente (il Report puntualizza “quasi certamente temporaneamente”), cambiato il quadro. Le notizie televisive hanno visto un aumento in tutti e sei i Paesi coinvolti nell’analisi, sia per la prima fase (gennaio/febbraio) che per la seconda fase (aprile) d’analisi. La fruizione settimanale di TV news è aumentata in media del 5%.

 

Reuters Institute Digital News Report 2020

 

Il dato più emblematico, rileva il Report, è quello della Germania dove il calo di 12 punti nella portata delle notizie televisive è stato parzialmente invertito, poiché molte persone si sono rivolte a fonti di notizie affidabili, compresi i media di servizio pubblico.

L’Italia non rientra fra i paesi oggetto d’analisi, ma i dati rilavati da Auditel (rielaborazione di Confindustria Radio Televisioni) per le prime tre settimane di marzo hanno registrato un’impennata d’ascolto dei TG, con un aumento del +29% per i nazionali e del +42% per quelli regionali.

Il Report sottolinea come questo trend dipenda direttamente dal fatto che le fonti d’informazione tradizionale sono ancora percepite come fonti maggiormente autorevoli e dunque affidabili da parte del pubblico. A questo proposito, vale la pena evidenziare l’aumento in Italia della fruizione di notizie sul web ma provenienti da fonti classificabili come tradizionali: i siti web dei quotidiani e delle agenzie stampa.

Rifacendoci ai dati Audiweb, possiamo rilevare che il trend risulta analogo. C’è stato a marzo, quando la “notizia covid” era al picco della sua ascesa, un incremento esponenziale nella fruizione delle testate tradizionali online: Il Sole 24 Ore ha registrato 2 milioni 337 mila utenti unici (+145%) rispetto a 953 mila di febbraio e Ansa, che passa a 2 milioni 700mila (+74%) dal 1 milione e mezzo di febbraio. Per il mese di aprile 2020, Audiweb registra un calo rispetto al picco di marzo, dovuto verosimilmente all’assuefazione da parte del pubblico e all’affievolirsi del “binge eating” comupulsivo di notizie riguardo al coronavirus. Ciononostante, i numeri sono nettamente in crescita: Ansa raddoppia i suoi utenti rispetto a gennaio (+95%), ma cala del 23% su marzo mentre Il Sole 24 Ore registra +166% su gennaio, ma -14% su marzo.

 

Il ruolo dei Social Media: Instagram e WhatsApp fonti di notizie sul Coronavirus

 

Anche sul fronte della fruizione di notizie tramite social network l’effetto coronavirus si è fatto sentire.

Nonostante le persone generalmente diffidino dei social media e delle applicazioni di messaggistica, nel periodo di aprile 2020 è stato rilevato un utilizzo particolarmente elevato che potrebbe suggerire il fatto che gli utenti si ritengano capaci di individuare notizie tendenziose e fake news in modo autonomo.

Nel mese di aprile, il Report rileva nei 6 paesi coinvolti quasi ¼ degli utenti (24%) ha utilizzato WhatsApp per trovare, discutere o condividere notizie su COVID-19 – in media sette punti in più rispetto al dato emerso nella fase di analisi di gennaio/febbraio. Circa un quinto (18%) ha aderito ad un gruppo di supporto o di discussione con persone che non conoscevano su Facebook o WhatsApp per parlare specificamente di COVID-19 e la metà (51%) ha partecipato a gruppi con colleghi, amici o familiari.

Instagram e Snapchat sono diventati popolari fra i più giovani come via d’accesso alle notizie su COVID-19. Celebrità e influencer hanno giocato un ruolo di rilievo su queste reti, condividendo contenuti pertinenti che fossero selezioni di brani musicali, corsi di ginnastica o commenti sui problemi di salute in senso lato. Quasi la metà del campione intervistato in Argentina fra i 18 e i 24 anni (49%) ha utilizzato Instagram, in Germania il 38%. Uno su dieci (11%) ha avuto accesso alle notizie su COVID-19 via TikTok negli Stati Uniti, un dato analogo a quello argentino dove l’accesso via TikTok registra il 9%.

 

Reuters Institute Digital News Report 2020

 

Se è vero che i social media possono contribuire alla diffusione di fake news, è importante ricordare il ruolo positivo che hanno avuto nel sostenere le persone in un momento di ansia e isolamento. Sottolinea il Report che è importante ricordare che i social media sono generalmente utilizzati in combinazione con altri tipi di informazioni: il 43% degli intervistati infatti avuto accesso sia ai social media per le notizie che ai media tradizionali su base settimanale.

 

In conclusione: saranno inversioni di tendenza durature?

 

Le abitudini di media consumption hanno senz’altro subito dei cambiamenti durante la crisi coronavirus. Più persone si sono rivolte ai notiziari televisivi in diretta e a fonti di notizie attendibili online, ma il lockdown ha anche accelerato l’uso di nuovi strumenti digitali, incluso l’utilizzo da parte di molti di strumenti di videocall e webinar.

Il Report si pronuncia chiaramente sul fatto che l’effetto complessivo di questi mesi di particolare media consumption sarà quello di accelerare il passaggio al digitale.

Rileva però che le implicazioni rispetto alla capacità delle fonti d’informazione di mantenere la fiducia che in questi mesi hanno guadagnato sono più difficili da prevedere. Complessivamente, nella maggior parte dei paesi oggetto d’indagine i media hanno svolto un ruolo di grande sostegno nelle fasi iniziali della crisi. Ma quel consenso sta già iniziando a scomporsi man mano che riprendono le varie routines quotidiane.

È indubbio che il “trust halo” guadagnato in questi mesi potrebbe trasformarsi in una grande opportunità per i media che, se saranno capaci di cogliere le direttrici del cambiamento nei processi di media consumption, potranno di certo trasformarlo in loyalty.

Gli editori stanno sempre più riconoscendo che sopravvivere sul lungo periodo deve significare creare e consolidare una connessione più forte e profonda con il pubblico online, privilegiando strumenti come newsletter e podcast, formati che si sono dimostrati in grado di aumentare l’engagement del pubblico.

Ai comunicatori il compito di essere guida all’interno del cambiamento per le realtà aziendali, supportandoli nella ricerca dei canali più adatti a trasmettere nel modo più efficace i key messages individuati. Le strategie di comunicazione istituzionale, di brand e di prodotto non potranno infatti prescindere dalla consapevolezza di come gli strumenti e le piattaforme di informazione sono utilizzati dal pubblico.

categorie: opinioni e attualità