finanza e diritto...a parole

Il prezzo della sicurezza

Oggi raccontiamo una storia di quelle “nascoste”. Qualche volta ne abbiamo fatto un accenno in questa rubrica, ma l’abbiamo sempre data per scontata. Succede spesso che alcune cose fondamentali restino in disparte. Un po’ perché non hanno bisogno della ribalta di un palcoscenico per essere importanti; un po’ anche perché, certe volte, i riflettori puntati contro non sono lusinghieri quanto l’effetto “vedo/non vedo”.

 

Non si tratta di finanza e non si tratta di diritto o a ben vedere si tratta di entrambe le materie perché la signora oggi protagonista, su questo non ci piove, è uno dei capisaldi del nostro vivere sociale. C’è sempre stata? Si dice di no. È arrivata ad un certo momento dell’evoluzione umana, generata da uno scambio che molti altri frutti avrebbe dato. Nessuno l’ha mai vista. Potremmo quasi dire che la vita di ognuno di noi altro non è che un difficile percorso alla sua ricerca. Centenaria, non ha perso agilità e veste con disinvoltura i panni di ogni epoca, ammaliando ancora oggi ogni uomo e ogni donna.

 

Ecco a voi, signori, la Sicurezza. Curioso che per produrre uno stato d’animo tanto positivo e color pastello il buon Hobbes, filosofo, sia andato a scomodare niente meno che un mostro biblico: il Leviatano. Era la metà del 1650 e nascevano gli stati nazione: un territorio, un popolo, un confine. In Italia sarebbe successo qualche secolo dopo, con le Guerre d’Indipendenza. Ma andiamo avanti. Perché nascevano questi stati? Perché le persone, si dice, erano stanche di vivere nell’incertezza dello “stato di natura”, una situazione di disordine tale per cui, temendo per la propria vita e i propri beni, non c’era sviluppo: a che pro impegnarsi in qualcosa, qualsiasi cosa, per poi vederla distrutta, rubata o dal camposanto? Allora gli uomini si riuniscono e fanno il grande scambio: consegnano al Leviatano parte della loro libertà, del loro potere di autodeterminarsi e di determinare la realtà, per ricevere in cambio protezione, per sé stessi, i propri familiari, i propri beni. Nasce così la Sicurezza, che all’inizio era solo la sicurezza di non essere uccisi. E il mostro che ce la diede? C’è ancora oggi, non ci ha mai più lasciato. È grosso, oscuro, per certi versi. Non sempre si capisce bene come funziona ma è a lui che ci siamo sempre rivolti chiedendo a gran voce, sotto le più diverse forme, nel tempo: “Sicurezza”! Lo Stato. Ancora oggi siamo governati dagli equilibri dettati da questo scambio. Ma andiamo avanti. Il primo passo per dare sicurezza è definire le regole del gioco. Ecco il diritto. Ma un diritto di fonte statale, perché in virtù del patto è allo Stato che gli uomini hanno ceduto il potere. La regolamentazione dei mercati risponde alla stessa logica di produzione di sicurezza.

 

 

Di certo non possiamo dire che ci sia andata male. Lo scambio è stato senza dubbio portatore di vantaggi per noi uomini, cittadini. Altre due cose da aggiungere, già che la Sicurezza è sotto i riflettori.

 

Il Leviatano ha saputo ben tutelare la propria posizione. Ecco come. Lo Stato agisce esercitando il potere di amministrare con diversi gradi di discrezionalità, passando da situazioni in cui deve agire in un determinato modo a situazioni in cui può agire come meglio crede. Il potere di amministrare, quando c’è un margine di discrezionalità, interviene sempre attraverso un contemperamento di interessi (di cui avevamo già parlato) che ci limiteremo qui a riassumere in: essere equilibrati nel dare un colpo al cerchio (interesse pubblico) e uno alla botte (interesse privato). Quando l’amministrazione agisce in un determinato modo “per ragioni inerenti la pubblica sicurezza” e attraverso atti dalla forte discrezionalità, è ancora possibile vedere tutta la potenza di quell’antico patto: nessuno, neanche il giudice, può mettere in discussione il contenuto di quell’atto. Il potere dello Stato è pieno, così come glie lo abbiamo conferito e ultimamente madama Sicurezza sembra quasi farlo apposta ad arretrare sempre un po’ in più, costringendo lo Stato ad andare avanzare ancora.

 

Seconda cosa. C’è chi ha scritto[1] che la produzione di sicurezza altro non farebbe che spostare l’incertezza, il rischio, il disordine altrove; per noi questo movimento di espansione della sicurezza sarebbe ormai diventato necessario anche se è inefficace, legittimato dal fatto che non esiste più alcuna alternativa. Sarà così davvero? Forse. Ma la domanda, più scomoda, che vi lascio è questa: quali attuali controparti del patto, di cosa siete veramente sicuri?

 

In un periodo storico in cui l’emergenza sanitaria ha amplificato i bisogni di sicurezza, la raccontiamo nel 49esimo numero della rubrica “Finanza e Diritto…a parole” su MAG di Legalcommunity.

 

[1] Raffaele Ventura in “Radical Choc: ascesa e caduta dei competenti”, Einaudi, 2020.

categorie: opinioni e attualità