Voi c’eravate quando il buon borghese Jacques Bonhomme si infuriò con quel monello di suo figlio perché ruppe il vetro della finestra? Se ci foste stati, avreste senz’altro notato come tutti i presenti (erano in tanti), pareva si fossero messi d’accordo per porgere a Jaques Bonhomme queste parole di consolazione: “Non tutto il male vien per nuocere. Questi incidenti tengono in piedi il sistema, bisogna che tutti campino. Che ne sarebbe dei vetrai se non si rompessero mai dei vetri?”.
Ora, in questa consolazione è racchiusa tutta una teoria che è opportuno smascherare qui, flagrante delicto, in questa semplice storia, giacché, malauguratamente, è del tutto uguale a quella che governa la maggioranza delle nostre istituzioni economiche.
Supponendo che vadano spesi sei franchi per riparare il danno, se vogliamo dire che l’incidente procura sei franchi al business dei vetrai o che lo sostiene nella misura di sei franchi, io mi trovo d’accordo, non lo contesto in alcun modo. Il ragionamento fila. Verrà il vetraio, farà il suo lavoro e guadagnerà sei franchi, sfregandosi le mani e benedicendo in cuor suo quel ragazzino monello. Questo è ciò che vediamo.
Ma se, come succede spesso, per via deduttiva arrivassimo alla conclusione che mandare in pezzi i vetri delle finestre è cosa buona e giusta, che fa circolare il denaro, che è di default una mossa indicata per sostenere l’industria vetraia, mi sento obbligato a dissentire ed esclamare: attenzione!
La vostra teoria si ferma a ciò che è visibile, ma non tiene conto di ciò che non lo è.
Non si vede che, avendo Monsieur Bonhomme speso sei franchi per la finestra, non potrà più spenderli per qualcos’altro. Non si vede che, se non avesse dovuto sostituire il vetro, avrebbe invece sostituito le suole consunte degli scarponcini o acquistato un nuovo libro per la sua biblioteca. Insomma, avrebbe fatto qualcosa di quei sei franchi, qualcosa che non potrà più fare.
Passiamo adesso all’industria del vetro, che risulta supportata nella misura di sei franchi per via di quel vetro rotto; è quel che si vede.
Se la finestra non fosse stata rotta, sarebbero stati i calzolai (o chi per loro) a trarne profitto; è questo che non si vede.
E se prendessimo in considerazione ciò che non si vede, l’omissione, quanto facciamo con ciò che si vede, l’azione, capiremmo che non c’è alcun tipo di interesse né per l’industria, né per il mercato del lavoro a che dei vetri vengano rotti.
Torniamo quindi a Jaques Bonhomme.
Nella prima ipotesi, quella della finestra rotta, spenderebbe sei franchi ne non avrebbe altro che un vetro nuovo. Né più né meno di ciò che aveva prima.
Nella seconda ipotesi, senza l’incidente, avrebbe speso i suoi soldi per le suole, avendo così sia il vetro alla finestra che delle scarpe nuove.
Ora, posto che Jacques Bonhomme fa parte della società, bisogna concludere che essa, considerata nel suo complesso e a conti fatti di costi e benefici, ha perso il valore della finestra rotta.
Se generalizziamo quest’affermazione, arriviamo ad una sorprendente conclusione: “la società perde il valore di ciò che viene inutilmente distrutto”.
Questa pungente storia, nota come La fallacia della finestra rotta, non è frutto della nostra fantasia, ci siamo limitati a proporne una traduzione originale. Prova che il ricorso allo storytelling data ben prima del XXI secolo, il racconto è l’incipit del trattato di Bastiat Ce qu’on voit et ce qu’on ne voit pas (Ciò che si vede e ciò che non si vede) del 1850, anno peraltro della morte dell’economista.
In un momento storico in cui sembriamo tutti essere ossessionati da ciò che si vede, rileggere questo racconto, tralasciando per un attimo i dibattiti accademici che ha generato, può forse spingere a riflettere sul fatto che l’economia e la finanza sono scienze per natura non sempre “matematiche”. Se consideriamo Jacques Bonhomme un agente economico razionale, in virtù della congiuntura della finestra rotta possiamo prevedere che si rivolgerà ad un vetraio. Ma se la finestra non fosse provvidenzialmente stata rotta, come facciamo a prevedere se Jacques Bonhomme comprerà un paio di scarpe, un libro o delle rose per la moglie?
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