Quando si è “Spokeperson” della propria azienda, e si è quindi “esposti ai media”, è necessario comunicare i messaggi chiave in maniera efficace. Questo lo si può fare solo avendo una preparazione adeguata e un allenamento costante, che si acquisiscono grazie al media training.
Molti pensano, infatti, che gestire efficacemente i media richieda un buon eloquio, una buona capacità di convincimento e un’attitudine alle relazioni interpersonali. Fattori sicuramente importanti ma che non rappresentano i fattori vincenti nella relazione con i media in cui la preparazione e la corretta definizione della strategia sono gli elementi determinanti.
Il punto centrale della preparazione riguarda la corretta definizione dei messaggi chiave che si vogliono trasferire. I messaggi chiave devono essere pochi (meglio se uno o due), declinati con elementi a supporto (dati, fonti, esempi), coerenti con la più generale strategia aziendale e quindi credibili e, soprattutto, mediaticamente interessanti. Quest’ultimo punto è fondamentale: affinché siano interessanti per i media, i contenuti devono avere caratteristiche di attualità, novità, discontinuità e, per quanto possibile, memorabilità, ovvero la capacità di essere ricordati.
Nella preparazione delle interviste, inoltre, bisogna tenere conto dell’evoluzione in atto sui media, sempre più orientati verso sintesi, prevalenza del video e quindi rilevanza del non verbale, e verso la diffusione filtrata dai social network.
Definiti messaggi che siano efficaci, sintetici e indicizzabili, è importante capire il timing dei messaggi stessi, ossia quando trasferirli nel corso dell’intervista, sia essa video, radiofonica o di persona. La regola d’oro è quella di trasferire il messaggio all’inizio e alla fine dell’intervista tenendo conto che i messaggi saranno tanto più efficaci quanto più io sia in grado di trasferirli anche attraverso uno “slogan”.
E’ chiaro che questo esercizio di definizione dei contenuti non può essere fatto astrattamente ma, deve tenere in grande considerazione diversi fattori, quali la tipologia di testata giornalistica, l’attualità delle notizie e le caratteristiche del giornalista che sta conducendo l’intervista oltre che il target a cui vogliamo trasferire i messaggi chiave.
La definizione di tutti questi fattori contribuisce a creare la strategia di comunicazione alla base della quale l’intervistato e di conseguenza l’azienda devono rispondere a una domanda ossia “quale obiettivo ho? Perché faccio l’intervista?”.
Ci possono essere infatti valutazioni interne o esterne all’azienda che portino a consigliare di soprassedere dal fare l’intervista. Se ben pensata e ben gestita, l’esposizione mediatica è infatti un’opportunità di visibilità sul brand e sull’azienda, ma se affrontata in modo non approfondito e se non ben preparata può anche essere foriera di minacce.
Nel media training altri elementi che si vanno a considerare sono quelli legati al non verbale e al paraverbale, oltre ad aspetti legati alla gestione dello stress. I primi riguardano la consapevolezza di come la valorizzazione della perfomance non dipenda solo dai contenuti e dai messaggi chiave ma anche, e spesso soprattutto, da come questi messaggi vengono esposti. Il tono di voce, le pause, gli occhi, il movimento delle mani: sono tutti fattori che influenzano il modo in cui l’ascoltatore recepisce i messaggi.
Le tecniche di gestione dello stress aiutano a fare sì che prevalga uno stress tonico, che aiuti la performance, piuttosto che uno stress tossico che la vincoli. Si tratta di tecniche molto semplici che possono aiutare a gestire, supportandola, l’emotività, tenendo sempre presente, tra l’altro, che un’efficace gestione dei media dipende molto, anzi moltissimo, da quanto mi sono preparato, da quanto ho preparato la perfomance e da come mi sono avvicinato ad essa.
Claudio Cosetti – Partner Barabino & Partners
Francesca Manco – Senior Barabino & Partners
categorie: opinioni e attualità