Il nuovo libro di Beniamino Pagliaro ci porta alla scoperta del valore più prezioso del nostro tempo.
Se ci fosse una classifica delle professioni che si confrontano di più con il tema dell’attenzione, quella dei comunicatori figurerebbe ai primissimi posti.
Chi si occupa di media relations domanda di continuo attenzione ai suoi interlocutori: ai giornalisti, in primis, ai quali cerca di catturare secondi preziosi per capire se una notizia può finire in pagina; e, naturalmente, ai clienti, spesso poco avvezzi ai tempi e alle dinamiche della comunicazione. In questo senso, il libro di Beniamino Pagliaro, appena uscito per Hoepli, e intitolato proprio “Attenzione!”, rappresenta uno strumento di riflessione utilissimo per chiunque si occupa di comunicazione. Pagliaro, da poco passato nella squadra di Repubblica, dopo 3 anni trascorsi allo sviluppo digitale de La Stampa, ci conduce in un viaggio che racconta con grande efficacia quanto la rivoluzione digitale abbia inciso sul modo in cui assimiliamo e gestiamo la mole crescente di informazioni che ci investe ogni giorno. E, con essa, di come sta cambiando l’economia. Dal meccanismo di funzionamento dell’algoritmo che riordina continuamente il nostro newsfeed di Facebook alle scelte che opera per noi Google quando immettiamo una o più parole nel box di ricerca sulla pagina bianca del gigante di Mountain View, il volume si interroga sulla trasformazione silenziosa che la tempesta informativa produce in ciascuno di noi. Silenziosa perché non siamo perfettamente consapevoli di come il web modifica il risultato dell’equazione che rapporta il tempo che abbiamo a disposizione (e che non può mutare) a i contenuti sui quali finiamo per mettere i nostri occhi. Pagliaro, non a caso, descrive l’attenzione come “la moneta” del nostro tempo, sottolineandone il valore: del resto, dietro al clic del mouse che abilita un acquisto o sancisce un like, e quindi a sua volta un ritorno economico, c’è il nostro sguardo che si concentra su uno specifico contenuto. In questo senso, è illuminante quello che ha detto il Ceo di Netflix, Reed Hastings, che nel 2018 ha investito 8 miliardi di dollari in nuove produzioni tra film e serie tv: “Il nostro vero competitor è il sonno”.
Proprio il recupero della consapevolezza sul funzionamento dei meccanismi che influenzano la nostra attenzione è l’unico strumento che abbiamo a disposizione per capire come si distribuisce attorno a noi la complessità che ci circonda. Che non si dissiperà di certo – anzi, sempre più informazioni saranno veicolate attraverso il filtro di un algoritmo -; ma che per lo meno potremo far diventare più sostenibile.
categorie: opinioni e attualità