Finanza e diritto...a parole

Diritto, ordine e lateralità

Per il decimo appuntamento con “Finanza e Diritto…a parole” su Mag di Legalcommunity, proponiamo un pezzo un po’ diverso. Se la nostra rubrica rappresenta un modo nuovo di raccontare la realtà, allora è opportuno esplorare le ragioni che ci hanno condotto a questa scelta editoriale.


La penombra che accompagna il crepuscolo rende la figura di Alessio, sprofondato nella sua poltrona di pelle con il camino alle spalle, ancora più autorevole. Il soggiorno è illuminato solo dal guizzare allegro delle fiamme.

Ecco Sofia che gli si avvicina, Alessio le sorride. Nonostante sia ormai cresciuta, alla sua nipotina piace sempre sedere a gambe incrociate sul tappeto di fronte a lui. Un tempo era solo lui che parlava, e lei, con i gomiti affondati nel grosso cuscino di velluto cremisi, ascoltava con occhi attenti. Adesso è all’ultimo anno di liceo.

“Dimmi, zio Alessio”, lo apostrofa sistemandosi sul tappeto in modo da non sconfinare oltre l’ombra della poltrona: “secondo te, che cos’hanno in comune Ovidio, Wallace Stevens e Petrarca?”. Alessio aggrotta le sopracciglia. Ma come, Sofia aveva dimenticato di quando era bambina e non voleva sentir parlare di tagliare i suoi bei capelli biondi e lui, le recitava Erano i capei d’oro a l’aura sparsi, che ’n mille dolci nodi gli avolgea? O quando aveva deciso di fondare, alle elementari, il comitato protezione dei ragni, dopo che lui le aveva raccontato il mito di Aracne trasformata in ragno da Atena e costretta a tessere per sempre, cantato nelle Metamorfosi di Ovidio? Wallace Stevens, poi, è semplicemente uno dei maggiori poeti americani, avevano letto insieme The Idea of Order at Key West qualche settimana fa. “Ma, mia cara”, ribatte Alessio, “mi stai forse prendendo in giro? Dovresti saperlo anche tu che sono tre artisti, hanno in comune il fatto di creare poesia”.

Sofia scuote la testa: “Sì, certo. Io però pensavo ad un’altra cosa, meno evidente forse, che mi ha fatto riflettere”.

“Cosa?”

“Bè, tutti e tre sono uomini di legge. Ovidio non solo ha studiato diritto, ma è anche stato per qualche tempo giudice, a Roma. Petrarca veniva da una famiglia di giuristi, ha studiato diritto per dieci, dico dieci anni. E poi Wallace Stevens, – a proposito, grazie di avermelo fatto conoscere, certo è un poco difficile da leggere però mi ci sto impegnando – lui è stato poeta e avvocato, e poi giurista d’impresa, complessivamente più uomo di legge che poeta, direi, visto che in diritto assicurativo era un’autorità”.

“Ma mia cara, tu mi vuoi dire che accomuneresti Ovidio, Wallace Stevens e Petrarca solo per il fatto che hanno studiato giurisprudenza? Suvvia, sarebbe una categorizzazione insensata. Quindi che faresti, in un supermercato metteresti nello stesso reparto calzini, angurie e borotalco Roberts solo perché sono tutti e tre verdi?”

Sofia, piccata, ribatte: “Zio, ma perché per partito preso devi difendere una posizione il cui unico merito è quello di essere la più ovvia? Soprattutto, perché le stai considerando come posizioni alternative? Non mi pare di aver detto di non condividere il fatto che siano tre poeti, sto solo aggiungendo un altro fattore che hanno in comune, sto solo aggiungendo una seconda chiave di lettura del loro lavoro. Io mi sono documentata, zio. Tu sapevi che Wallace Stevens in una lettera scrisse “La mia mente non è divisa a metà, fra diritto e poesia. Io faccio e diritto e poesia con tutta la mia mente”, dico, lo sapevi? E allora dimmi, tu che sei così categorico, Wallace Stevens è un poeta o un giurista?”.

“Beh, per me è un poeta, presumo per i colleghi un giurista. Però, mia cara, – borbotta Alessio sprofondando ancor di più nella sua poltrona – qui lo dico e qui lo nego: ti complichi la vita in questo modo. Che erano tre poeti, lo sapevi già. Invece, quante ore hai passato a cercare informazioni su di loro? L’ho letta la voce di Wikipedia su Wallace Stevens, è trattata come marginale questa parte della sua vita”.

“Zio! Ma cosa dici?” Esclama Sofia, indignata, sollevandosi. “E tu pensi che io possa accontentarmi di quello che so già? Pensi che quando affronto un problema debba limitarmi a solcare le vie già scritte, le abitudini, le best practice? Certo, bisogna conoscerle bene queste cose, ma io voglio imparare a leggerle in modo diverso, voglio creare dei sentieri nuovi, laterali. Non è più il tempo di lasciarsi soffocare da quella rage of order che ci portiamo dentro. So che significherà più fatica, più studio, ma solo abituandomi a pensare anche in modo non lineare posso riuscire a fare la differenza”.

“Cambierà tutto, zio, lo capisci? Sta già cambiando tutto”, scandisce fissandolo negli occhi.

È in piedi, Sofia. Adesso, in quel gioco di ombre mobili governato dalle fiamme nel camino, svetta oltre la poltrona dove resta, affondato, Alessio. 

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